giovedì 24 marzo 2011

UNO DEI GESTI CONSAPEVOLMENTE PIU' FREQUENTI, MA MENO ALLENATI... IL CAMBIO DI DIREZIONE




I giocatori ne compiono a centinaia in una partita, con diverse angolazioni e con svariate componenti di forza... è uno dei gesti "a secco" più frequenti ma meno allenati... ed è un gesto nel quale trovi tutto:
  • equilibrio
  • forza (eccentrica - isometrica - concentrica)
  • tecnica di corsa (accelerazione, frenata)

L’ALLENAMENTO DELLA VELOCITÀ E DELLA RAPIDITÀ

DEFINIZIONE DEI DUE TERMINI

RAPIDITÀ: tra le definizioni che vari autori danno al termine rapidità, una abbastanza chiara è quella che la definisce come la capacità organica e muscolare di compiere nel minor tempo possibile e con la massima intensità possibile, un gesto motorio.
Essa non dipende solo qualità organiche, energetiche e/o muscolari, ma anche e soprattutto da componenti nervose, dal momento che per rapidità si intende anche la capacità di saper reagire in brevissimo tempo ad un segnale di ogni natura (visivo, acustico, ecc..); per questo tale capacità è spesso inserita sia tra le capacità condizionali che tra quelle coordinative.
VELOCITÀ: in fisica la velocità è la risultante di due parametri, spazio e tempo, rapportati nel seguente modo: v=s/t; da questa formula si arriva alla banale conclusione che per velocità si intende la capacità dell’organismo di compiere uno spazio nel minor tempo possibile.
Ciò che caratterizza le prime fasi (i primi metri) di uno sprint, è l’accelerazione, una componente di fondamentale importanza poiché è quella fase che, partendo da fermo, ti permette di raggiungere la massima velocità; da questo si capisce chiaramente come una buona accelerazione permetta di raggiungere in minor tempo un’alta velocità.

CARATTERISTICHE DELLA RAPIDITÀ

Premesso che la rapidità è una capacità scarsamente allenabile, poiché essa, come detto precedentemente, è influenzata da parametri principalmente nervosi, ci sono degli aspetti coordinativi che la caratterizzano;
  • Innanzitutto la rapidità di reazione è la capacità del sistema neuromuscolare di reagire più velocemente possibile ad uno stimolo, sia esso visivo, acustico o tattile (esempio: lettura della traiettoria di un pallone, partenza data dallo starter, partenza data dal semaforo ecc);
  • La capacità di percezione: è importante poter capire e prevedere con un anticipo temporale rispetto ad un avversario come la situazione si evolve, al fine di attuare in anticipo le soluzioni più efficaci. La quasi totalità di questa capacità deriva dall’esperienza individuale che ogni atleta ha nel proprio vissuto motorio e sportivo;
  • Rapidità di anticipazione: anche questa, come la capacità di percezione, dipende dall’esperienza del giocatore e si riferisce alla previsione rispetto a quanto un compagno e/o un avversario fanno all’interno di una situazione di gioco.
Dal punto di vista fisiologico invece le componenti che determinano una rapidità di azione sono:
  • Rapidità di azione con il pallone: si intende la capacità di muoversi più velocemente possibile mantenendo il controllo dell’attrezzo di gioco;
  • Rapidità di movimento ciclica (corsa) e aciclica (salti); ossia saper eseguire determinati gesti motori impiegando il minor tempo possibile.
  • Rapidità di azione complessa; si riferisce alla possibilità di muoversi in maniera veloce ed efficace nel minor tempo possibile sfruttando le proprie abilità tecniche e condizionali.

CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE DELLA VELOCITÀ

La velocità dipende da parametri:
  • Genetici: corredo di fibre lente rispetto a fibre veloci;
  • Metabolici: capacità d smaltire velocemente il lattato prodotto;
  • Neuromuscolari: maggiore è il diametro delle fibre, maggiore è la forza che esse estrinsecano e quindi maggiore è la velocità. Inoltre maggiore è la velocità di conduzione dello stimolo nervoso e prima si attiva il muscolo scheletrico ed infine maggiore è la capacità di reclutamento delle fibre e migliore è la coordinazione intra ed intermuscolare e migliori sono le espressioni di velocità;

DIFFERENZIAZIONE TRA LAVORI SPECIFICI ED ASPECIFICI NEL CALCIO

Personalmente distinguo i lavori specifici da quelli non specifici: nella prima categoria rientrano tutte quelle esercitazioni che, implicando delle componenti di velocità e/o di rapidità, sono specifiche dello sport in questione (nel nostro caso il calcio) e si ritrovano poi in situazione di gara, mentre della seconda categoria fanno parte gli esercizi che si possono proporre in maniera “standard” indipendentemente dallo sport con cui ci si torva a lavorare.

CAMPO DI APPLICAZIONE E METODOLOGIA DI ALLENAMENTO

QUANDO ALLENARE LA VELOCITÀ E LA RAPIDITÀ: età d’intervento
Osservando la teoria delle fasi sensibili, quella secondo la quale per ogni capacità condizionale e coordinativa appartiene un’età ottimale di intervento al fine di uno suo sviluppo, la velocità e la rapidità trovano il suo maggior grado di predisposizione al miglioramento tra gli 8 ed i 13 anni sia per un discorso muscolare che per un discorso nervoso; infatti in questa fascia d’età lo sviluppo fisiologico e la volontà e la predisposizione ad apprendere sono notevoli.

METODI DI ALLENAMENTO “INDIRETTI”
Dal momento che, come detto sopra, una maggior quantità di forza estrinsecata permette una velocità di esecuzione e/o di corsa migliore, deriva che un aumento della componente forza, sia essa massimale o esplosiva , migliora di conseguenza pure la velocità.

IN CHE FASE DELL’ALLENAMENTO SI PROPONE ed IN CHE GIORNO DELLA SETTIMANA
L’allenamento della velocità affinché avvenga in maniera efficace deve svolgersi in condizioni di non affaticamento neuro-muscolare, per questo va proposto dopo un buon riscaldamento composto da una fase di attivazione blanda, esercizi di mobilità articolare, andature, e proposte con un’intensità sempre maggiore fino al momento di raggiungere il massimo durante le esercitazioni specifiche di velocità e/o rapidità.
Gli altri parametri fondamentali da rispettare affinché sia utile tale allenamento devono essere:
  • La massima intensità di esecuzione;
  • Una concentrazione mentale massima;
  • Il numero di ripetute (non maggiori di 15-20, ovviamente adattabili alla distanza della singola ripetuta);
  • Il tempo di recupero sia tra ripetute che tra serie; esso deve essere completo e l’atleta prima di compiere la ripetuta successiva deve aver recuperato totalmente sia dal punto di vista muscolare che, soprattutto nervoso, da quella precedente.
Per quanto riguarda il giorno della settimana in cui inserire un lavoro di questo genere, sostanzialmente sono tutti d’accordo sul fatto che quello precedente alla gara sia il più indicato per la somministrazione di questo genere di stimoli, nonostante non si deve dimenticare (e spesso qualcuno non considera questo fatto) che durante un allenamento, i nostri giocatori sono sempre coinvolti in gesti compiuti alla massima velocità e devono essere sempre con un grado di attenzione e concentrazione tale da vivere le situazioni di allenamento con una capacità di percezione e di anticipazione massima.
Per questo in ogni allenamento si stimolano le componenti di velocità e di rapidità e il compito del preparatore, secondo il mio parere, deve essere quello di creare delle esercitazioni a secco ed in situazione, di comune accordo col mister, che rispettino all’interno del ciclo settimanale, la quantità e l’intensità richiesta dal giorno di allenamento (ovviamente il martedì non avrà la stessa intensità del venerdì).
In conclusione ritengo opportuno proporre, nelle più svariate forme possibili ed adattandole alle categorie con cui si ha a che fare, in ogni allenamento degli stimoli da svolgere alla massima intensità al fine di mantenere sempre un alto grado di “reattività neuromuscolare” nei nostri giocatori, concentrando e dedicando maggior tempo e spazio a questo obiettivo nell’allenamento precedente alla partita.


ESEMPI DI ESERCITAZIONI specifiche e aspecifiche
Aspecifiche:
  • VELOCITÀ’:
    • sprint su varie distanze (10-20-30mt)
      • con componente di forza esplosiva:
        • sprint brevi in salita (15 mt)
        • sprint con sovraccarichi (traini, ecc) su 10-20 mt
        • tecnica di accelerazione: lavorare sul concetto di progressività della lunghezza dei passi (attraverso i cerchi o i cinesini), appoggio del piede, spinta della gamba, movimento alternato arti superiori ed inferiori.
        • Cambi di direzione
        • Frenate
    • …..

  • RAPIDITÀ:
    • Slalom stretto
    • Andature in frequenza (skip, calciata, doppio impulso, ecc..)
    • Scaletta (agility ladder)
    • Proposta di varie forme di skip (tra gli ostacoli bassi, tra i cerchi, movimento ad 8).
    • …..

Specifiche:
  • 1 vs 1 alla massima intensità partendo da diverse distanze rispetto alla porta
  • 1 vs PORTIERE conducendo palla alla massima velocità possibile
  • Serie di sprint (5-10 mt) abbinando allo scatto un gesto tecnico
  • ……..

    Alessandro Gelmi

LO “SKIP” : COME E PERCHÉ LO SI ESEGUE

COS’è LO SKIP: lo skip, la corsa a ginocchia alte, è un’andatura che allena e migliora la tecnica di corsa, l’appoggio del piede, la posizione del baricentro e il movimento coordinato tra arti superiori ed arti inferiori durante la corsa.

COSA CURARE QUANDO SI ESEGUE LO SKIP
  • contatto del piede col terreno: è fondamentale che l’appoggio avvenga con l’avampiede e non con la pianta o il tallone; è importante che i nostri atleti, soprattutto se si parla di settore giovanile, imparino a sentirsi e a conoscere il proprio corpo. Per fare questo un aiuto può essere quello di proporre queste andature (oltre allo skip c’è la corsa calciata, il doppio impulso ecc..) scalzi, ad occhi chiusi ecc, al fine di favorire la presa di coscienza da parte del soggetto.
  • posizione del baricentro: si trova circa a livello della quinta vertebra lombare, e nel momento dell’appoggio dell’avampiede a terra, la sua proiezione deve cadere esattamente al centro della base d’appoggio.
  • Movimento degli arti superiori e dei segmenti non direttamente coinvolti:
    • Arti superiori: devono oscillare in maniera opposta rispetto agli arti inferiori; pertanto l’avanzamento di un arto inferiore avviene contemporaneamente all’avanzamento dell’arto superiore contro laterale.
    • Il capo: deve mantenere un prolungamento sull’asse longitudinale in linea con quello del tronco.
    • Il tronco: deve essere in linea con la gamba di spinta che si trova estesa per la spinta.

PER COSA PROPORRE LO SKIP
Premessa: le proposte variano e devono essere adattate alla categoria con cui ci si trova a lavorare, rispettando le fasi sensibili dei nostri giocatori e rispettando gli obiettivi e le necessità che esse richiedono.
  • Lo si può proporre a scopo coordinativo: in questo caso si propongono delle andature, tra le quali lo skip, sulla distanza di 5-10 mt nelle quali si curano i particolari detti sopra che mirano ad uno sviluppo della tecnica di corsa;
  • Lo si può proporre a scopo reattivo: nell’esecuzione di percorsi e/o stazioni di rapidità e reattività neuro muscolare è importante stimolare gli atleti a dei gesti molto rapidi, e uno di questi è proprio l’esecuzione di skip alto, basso, laterale per mantenere sempre il piede “reattivo”;
  • Lo si può anche proporre come lavoro di forza:
    • Sia come trasformazione, alla massima intensità post esercizio di sviluppo di qualsiasi forma di forza per i muscoli della parte anteriore della coscia (pressa, leg extension, balzi ecc…);
    • Sia come andatura con piccolo sovraccarico (cavigliera, traino), su una distanza di 20-25 mt per rinforzare i muscoli coinvolti nella biomeccanica della corsa.

Alessandro Gelmi

IL RISCALDAMENTO PRE-PARTITA: UNA VISIONE PERSONALE SUL COME FARLO

CENNI FISIOLOGICI E PSICOLOGICI APPLICATI AL RISCALDAMENTO….

Dalla letteratura e dagli studi effettuati è risaputo quali sono gli obiettivi e gli effetti del riscaldamento nel determinare una performance sportiva; per questo mi limito ad una breve e sintetica descrizione degli aggiustamenti (che è diverso da adattamenti) PRINCIPALI fisiologici che con esso si ottengono:
  • Aumento dell’apporto di sangue ai muscoli
  • Aumento della temperatura che determina:
    • Aumento dell’elasticità dell’unità muscolo tendinea;
    • Aumento del liquido sinoviale all’interno delle articolazione con conseguente aumento della lubrificazione articolare;
  • Diminuzione del ischio di infortuni muscolari ed articolari, dovuti ad una maggior predisposizione dell’organismo alla prestazione.

Oltre agli aggiustamenti, e di conseguenza agli obiettivi, a carattere fisiologico, il riscaldamento ha anche lo scopo di preparare i giocatori dal punto di vista psicologico: in questo caso la bravura dello staff tecnico è quella di avere un comportamento, verso i propri giocatori, diverso a seconda di come il singolo vive l’attesa della partita. Per questo ci sarà chi ha bisogno di essere caricato emotivamente, chi invece ha bisogno di concentrarsi da solo e chi ancora necessita di parole di fiducia e di tranquillità perché “sente troppo” il match.

. CHE PORTANO AD UNA VISIONE PERSONALE DI COME AFFRONTARE UN RISCALDAMENTO PRE-GARA

Personalmente, quando mi trovo ad affrontare un riscaldamento pre-gara ritengo che, perché esso sia svolto in maniera corretta, devo rispettare determinati principi:
  • Innanzitutto rispetto il principio della progressività per quanto riguarda l’intensità; è fondamentale cominciare in maniera blanda e aumentare gradualmente l’intensità, parallelamente alla diminuzione della durata delle esercitazioni che propongo. In questo senso volume e intensità hanno un rapporto indiretto, poiché all’aumentare dell’uno, diminuisce l’altra.
  • Concettualmente differenzio il riscaldamento generale da quello specifico; comincio l’attivazione con dei lavori a carattere globale (corsa, mobilità articolare, ecc) al fine di preparare fisiologicamente l’organismo alle successive esercitazioni specifiche della disciplina con cui si lavora (nel caso del calcio, possessi palla, esercitazioni tecniche, ecc..).
  • Devo rispettare i tempi di recupero tra le esercitazioni, stando molto attento affinché questo non sia né troppo corto né troppo lungo; ritengo che il tempo di recupero non debba essere determinato da un cronometro ma dalla sensazione del preparatore (o chi per esso) nel vedere come i suoi giocatori reagiscono durante l’intervallo che c’è tra le proposte. Per questo la bravura si trova nel capire quando riprendere, e ciò dipende da una moltitudine di fattori (condizione dei giocatori, temperatura, ora della giornata, condizioni atmosferiche, condizione del campo, ecc..).
Lo stesso discorso è valido per la durata delle esercitazioni; a mio parere il cronometro serve per monitorare il tempo totale a disposizione mentre la durata delle singole proposte, siano esse la corsa, le andature o i possessi palla, è funzione dell’intensità e della reazione dei giocatori a quanto stanno facendo. È comunque ovvio che ogni proposta rientra all’interno di un range temporale (per esempio un possesso palla 5vs5 non durerà più di 2’, ma neanche meno di 30’’. I tempi indicati sono volutamente esagerati, per far capire il concetto).
  • Infine cerco di riprendere la maggior parte dei gesti, sia motori sia tecnici, che vengono effettuati in partita; per questo è giusto, rispettando la quantità necessaria e con la corretta intensità, inserire dei cambi di direzione, frenate, ripartenze, balzi (o colpi di testa), passaggi, lanci, tiri in porta, ecc…

Di seguito un esempio di riscaldamento pre-partita svolto da una prima squadra.
Per prima cosa si deve preparare il campo disponendo il materiale che si utilizza e consegnando le casacche a 5 dei 10 titolari, prima del loro ingresso sul terreno di gioco, come mostrato in figura:
Premessa: come detto sopra, i tempi sono indicativi e usati per dare dei riferimenti; è la sensazione e l’osservazione personale a determinare il tempo effettivo di durata delle esercitazioni, e dei rispettivi recuperi.
L’uscita sul campo, in condizioni standard (temperatura gradevole, assenza precipitazioni, campo in discrete condizioni, nessun giocatore con problemi), avviene 35 minuti prima del fischio d’inizio ed è caratterizzata da pochi minuti liberi (2-3), nei quali i giocatori scelgono autonomamente cosa fare (posture, passaggi, corsa…..); in seguito, alla chiamata del preparatore o del mister si forma un cerchio al centro della metà campo dove si eseguono 3-4 minuti di stretching dinamico e di andature su posto (corsa calciata, skip, aperture, chiusure, slanci, torsioni del busto, circonduzioni caviglia, mobilità per ginocchio ecc..).
A questo punto comincia la fase di attivazione in corsa blanda di circa 8-10 minuti; i primi 3 minuti sono caratterizzati da corsa libera nello spazio (tra area e metà campo, su tutta la larghezza) facendo girare 2-3 palloni con passaggi corti e rasoterra. I successivi minuti, con i giocatori schierati a scacchiera (3 righe da 3 più uno centrale dietro, sono composti da esercizi sincronizzati di mobilità articolare e andature con uscita di 3-4 metri e ritorno al punto di partenza in corsa blanda.
Dal momento che l’intensità è ancora bassa si passa subito, all’interno del campo delimitato dai cinesini all’esecuzione di esercitazioni psicocinetiche, per un totale di 3-4 minuti, del tipo:
  • Passaggio al colore diverso con mani (40”, il tempo necessario per capire e dare ritmo all’esercitazione)
  • Passaggio al colore diverso con piedi (circa 1’)
  • Passaggio al colore diverso con piedi, chiamando “uomo” o “solo”; se chiama “uomo” la si scarica al compagno che l’ha passata, se chiama “solo” si passa la palla ad un giocatore del colore opposto (circa 1’).
La seconda parte del riscaldamento (totale 10’-12’), caratterizzata da un’intensità maggiore, è composta da una prima parte, nuovamente a secco, di andature brevi (5 metri) con allunghi di distanza e intensità sempre crescenti, per un totale di 4-5 allunghi.
Il recupero, svolto in cerchio e caratterizzato ancora da esercizi dinamici, precede due blocchi (di circa 1’ l’uno) di possesso palla a due squadre (5 contro 5), prima con mani e poi con piedi, dove si vanno a ricercare situazioni di gara (contrasti, attacco palla, copertura, uscite in pressing ecc) ad alta intensità.
I pochi minuti che rimangono prima dell’appello vengono utilizzati per lasciare ai giocatori alcuni attimi liberi per lanciare e/o calciare e, ultimissima cosa, per svolgere 5-6 passaggi di rapidità sul breve (6-8 mt in tutto).
Qui i giocatori si dispongono in cerchio al centro della metà campo  con il preparatore disposto nel mezzo; al suo via la squadra, eseguendo l’andatura richiesta, si compatta verso il centro del cerchio per poi, al battito di mano del preparatore, compiere un cambio di direzione di 180° e sprintare nel campo per circa 5-6 metri.
Entrando nello specifico, le andature possono essere:
  • Skip;
  • Corsa calciata;
  • Doppio impulso;
  • Piccoli balzi laterali o frontali;
  • Corsa a gambe tese;
  • Corsa scivolata rapida;
  • Scivolamenti laterali rapidi;
  • …….
A questo punto la squadra è pronta per affrontare la partita con le giuste condizioni psicologiche e fisiologiche.

Variazioni nella durata delle proposte si possono verificare, con i giusti adattamenti, nel caso di:
  • Temperatura molto alta o molto bassa;
  • Campo pesante;
  • Pioggia intensa;
  • Giocatori in dubbio (in questo caso l’intervento è individuale);
  • Orario di gara (le condizioni fisiologiche alla mattina sono diverse rispetto al pomeriggio, le quali sono diverse rispetto alle condizioni presenti alla sera).
DIFFERENZE NELLA PROPOSTA SE SI PARLA DI SETTORE GIOVANILE
(GIOVANISSIMI-ALLIEVI-JUNIORES/BERRETTI/PRIMAVERA)

Rispetto a quello della prima squadra, il riscaldamento del settore giovanile, che comunque si differenzia all’interno di ogni categoria che lo va a comporre, tendenzialmente prevede una più breve fase “a secco” per lasciare maggior spazio alle esercitazioni con palla (in cerchio, a coppie, a terne ecc..).
In più spesso ci si trova a dover lavorare più sull’aspetto mentale e sulla concentrazione che su quello organico, dal momento che i ragazzini non sempre entrano in campo con il giusto approccio e la giusta determinazione.
Tutto questo non deve comunque non rispettare i principi che il riscaldamento, indipendentemente dalla categoria, deve avere, poiché è fondamentale che prima di entrare in campo un giocatore, sia esso bambino, ragazzo o adulto, sia pronto dal punto di vista fisico e mentale per potersi esprimere al meglio riducendo il più possibile il rischio di infortuni; in questo caso ciò che cambia è il tempo che l’organismo necessità per essere pronto, il quale è diverso a seconda dell’età.

IL RUOLO DELLO STRETCHING ALL’INTERNO DELLA FASE DI RISCALDAMENTO

Da quanto scritto nell’esempio di riscaldamento pre-partita si può osservare che è assente lo stretching statico; questo perché personalmente ritengo più utile utilizzare esercizi dinamici di stretching, o di mobilità articolare, da inserire dopo la corsa o nelle fasi di recupero tra le esercitazioni.
Se comunque, nei momenti in cui ai giocatori vengono concessi istanti di recupero libero, c’è qualche giocatore che esegue un esercizio di allungamento statico, nulla e nessuno vieta loro di farlo, ma nel momento in cui il recupero lo gestisce il preparatore (o il mister) credo sia giusto ottimizzare il tempo a disposizione per lavorare in altri modi.
Questa idea deriva dalla consapevolezza che un programma di stretching statico, per ottenere adattamenti muscolari, richiede la somministrazione dello stimolo per almeno 30 secondi, ripetuta in più cicli (3-4 per ogni distretto); questo implica molto tempo, cosa che in un riscaldamento pre-partita non si ha assolutamente.

DIFFERENZE DA ALLENAMENTO A PARTITA

Rispetto al riscaldamento pre-partita quello previsto nella fase iniziale di una seduta di allenamento può essere molto vario; oltre alla proposta di esercizi nuovi, sconosciuti ai ragazzi e per i quali ci vuole più tempo per acquisirli, spesso si fanno eseguire esercitazioni con palla al fine di sviluppare la tecnica individuale o si propongono delle situazioni tattiche da sviluppare in maniera didattica (frequentemente si utilizzano prima le mani e poi i piedi); il tutto è sicuramente corretto ed in linea con la filosofia di una seduta anche se, a mio parere, una parte “a secco” di tipo preventivo ed/o integrativo è necessaria al fine di evitare o ridurre il rischio di problemi (sia immediati che in prospettiva futura).
Per questo inserisco sempre, variandone la forma e i contenuti, lavori di mobilità articolare, stretching dinamico, andature per il rinforzo delle caviglie e per stimolare la propriocezione, esercizi di forza isometrica od eccentrica, un programma di tonificazione del tronco, ecc…
Il tempo di questa parte specifica, rispetto al tempo degli esercizi con palla, va adattato, sia come forma che come quantità, alla categoria con cui si lavora e ritengo tali proposte utili a partire dai giovanissimi (consigliati degli interventi anche negli esordienti).

CONCLUSIONI: ben sapendo che le strade e gli esercizi per arrivare ad una condizione fisiologica che rende il nostro giocatore pronto ad affrontare una partita sono molteplici, ciò che fa la differenza dal punto di vista qualitativo è la cura delle piccole cose. La disposizione del materiale prima che la squadra esca dallo spogliatoio, il fatto di tenere i giocatori il più possibile in campo per evitare poi di rimanere fermi a lungo prima dell’appello dell’arbitro, l’ottimizzazione del tempo a disposizione, l’eliminazione di tempi morti, la gestione del volume, dell’intensità e dei recuperi delle esercitazioni, sono tutti fattori che, se presenti, trasmettono a chi deve affrontare il riscaldamento un senso di organizzazione e di professionalità che per i giocatori è necessario avere affinché abbiano fiducia in colui che li riscalda.
In linea con questo non si deve dimenticare come la specificità di ogni esercitazione sia importante per aiutare gli atleti ad entrare in partita già dal riscaldamento e ad immedesimarsi il prima possibile nelle situazioni che poco tempo dopo troveranno in campo.
In questo modo tali condizioni permettono, nella mezzora a disposizione, di preparare un giocatore a giocare la partita con la giusta intensità psico-fisica e ciò che essa comporta (contrasti, scontri, ecc).

Alessandro Gelmi
  • Preparatore atletico A.C. Mezzocorona:
  • Allievi Nazionali
  • Giovanissimi Nazionali
  • Giovanissimi regionali
  • Esordienti
  • Preparatore atletico U.S. Vallagarina
  • Cat. Eccellenza Trentino-Alto Adige

Riscaldamento pre partita Mezzocorona - A.C. Milan, Beretti 2009-2010